SE LE CRISI CONTENGONO OPPORTUNITA'

“Per poter cambiare la scuola occorre per prima cosa un esercizio di pensiero” (Riccardo Massa)

ESERCIZI DI PENSIERO/1-2024

SE LE CRISI CONTENGONO OPPORTUNITÀ

   

 

«Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri.

Uno rappresenta il pericolo e l’altro l’opportunità»

(John Fitzgerald Kennedy)

 

La scuola sta incrociando una fase storica che la coinvolgerà in una lunga e radicale trasformazione.

Il cambiamento che verrà non è il prodotto estemporaneo del coronavirus. Stanno emergendo e prendendo forma le tendenze che fino a ora operavano sotto traccia e non avevano il vigore necessario per scardinare la corazza della struttura con cui la scuola spesso si difende alternando la chiusura autoreferenziale con l’innovazione superficiale, marginale e occasionale.

Lo stravolgimento prodotto dall’emergenza sanitaria ha acuito l’incrinatura dell’assetto profondo che regge la scuola della modernità agendo come una lente di ingrandimento e un acceleratore.

È necessario approfondire l’analisi di quanto è successo negli ultimi decenni, poi nei lunghi mesi di non-scuola a distanza e cosa si sta muovendo in modo sempre più invasivo e devastante.

Al rinvigorimento dell’attacco alla scuola si è aggiunto l‘aggravarsi della crisi della scuola.

Il modello che la scuola dello scorso secolo ha utilizzato per diventare la scuola di tutti e di ciascuno (e che era riconducibile al  principio illuministico di Condorcet) è stato tradotto in forme e pratiche che hanno dimostrato di non essere all’altezza della sfida; la disfunzione dei sistemi formativi aumenta, “l’infanzia, l’adolescenza e la giovinezza sono colonizzate nelle istituzioni scolastiche ma resistono ad esse con la noia, la devianza e la pena dell’anima e del corpo” (Riccardo Massa, 1997); la scuola non è diventata un fattore di emancipazione e di riscatto dei singoli in un progetto di emancipazione sociale. Nella scuola le diseguaglianze non vengono ridotte, sono spesso semplicemente certificate.

La scuola ha combattuto per tutto il secolo scorso la battaglia dell’alfabetizzazione  e i risultati sono stati significativi, tuttavia in questi ultimi anni i presupposti sociali, economici e culturali sono mutati in modo così profondo da rendere ormai consumata la fase avviata alla fine dell’ottocento e riproporre il problema dell’alfabetizzazione sotto una forma terribilmente più complessa.

Il livello e la qualità degli alfabeti (intesi come la padronanza persistente di codici di lettura e di interpretazione, compresi quelli fondamentali) che la scuola è in grado di offrire alla totalità dei bambini e dei ragazzi non sono sufficienti: sono venuti a mancare i riferimenti culturali e sociali, i mondi di significato all’interno dei quali far agire i codici di lettura della realtà.

La scuola di qualità non è diventata di massa.

La scuola di massa (come semplice estensione dei principi formativi della scuola di élite) non ha vinto la battaglia della qualità.

Si sta aprendo, quindi per condizioni oggettive, un tempo di cambiamento radicale, non ancora definito; la direzione e i contenuti rimangono aperti: è un’occasione se si possiedono le idee e la forza per segnarlo.

Il cambiamento è possibile quando si crea una congiuntura in cui si incrociano positivamente le condizioni oggettive di trasformazione e la capacità soggettiva di avvalersene.

Serve dunque unire le forze per capire le radici della crisi, esplicitare il senso della scuola da costruire, definire un’agenda coerente di politica scolastica. (continua)

 

 

Domenico Chiesa 

(14 gennaio 2024)